Oggi per la decima nerd-intervista abbiamo un amico retrocomputerista : Fulke Overton aka Scai1971 !
Ciao e grazie per l'intervista , prima domanda : Scai1971 o Fulke Overton , da dove derivano questi pseudonimi?
Lo pseudonimo è qualcosa del quale difficilmente potrei rinunciare. La relativa recente introduzione di informazioni personali tangibili in rete è un aspetto che mi ha fortemente insospettito da subito, non solo perchè perdere l'anonimato un pò giocoso nascosto dietro nomi di fantasia mi rimanda ad un epoca di internet probabilmente meno aggressiva e più sicura nella sua parte ricreazionale, ma esporsi con nomi e cognomi, informazioni personali, eventi, luoghi, riportano a fatti di triste attualità, o comunque non sempre dal positivo riscontro. Su internet non amo particolarmente mettere in mostra la mia figura, desidererei che il poco che realizzo, tendenzialmente solo su Instagram per adesso, venga condiviso da un piccola comunità di veri appassionati, portare un contributo ad un settore che mi ha fortemente ispirato e per il quale vorrei, in un qualche modo, restituirne il favore. Questo principio di senilità si traduce anche in una certa diffidenza e pudicizia in fatto di "popolarità", probabilmente meno abbacinante rispetto a soggetti molto più giovani di chi vi scrive in questo momento.
Scai1971 deriva principalmente da 'Scai', che altrò non è che la traslitterazione di 'sky', abbreviazione di "Skywalker", "Luke Skywalker" [in questo non sono contemplati tessuti sintetici per capi in abbigliamento economici, per chi se lo fosse chiesto]. Da qui si evince chiaramente quale sia il mio nome di battesimo e in che contesto ed epoca sia nato questo soprannome. Se poi aggiungiamo anche il numero a fianco, che corrisponde al mio anno di nascita, tendenzialmente pensato per rendere il mio nickname univoco, tutto quanto assume un aspetto più coerente e comprensibile. Invece Fulke Overton non è riconducibile ad aspetti più personali propriamente detti. Come spesso accade[va], in fase di accesso a servizi informatici veicolati dalla rete, avevo una pragmatica necessità di completare l'aspetto identitario di un account per la regola di cui sopra. In quel frangente, mi è sovvenuto alla mente una trasmissione radiofonica con Elio e le Storie Tese, dove si divertivano nel riproporre nella loro scanzonata chiave di lettura, quei fumentti erotici un pò sconci tanto popolari negli anni settanta, quelli con in copertina il bollino con lo squaletto, per intenderci. Non ricordo esattamente che personaggio fu Fulke Overton in tutto questo, si potrebbe immaginare senza troppi sforzi, ma nel momento ero favorevole. Un pizzico di trasgressione volutamente nascosta non mi dispiaceva e nemmeno le ricerche eseguite da me in internet restituivano risultati troppo inflazionati legati al personaggio, ne al nome, anzi, proprio nessuno. Magnifico per il mio intento.
- Come ti è ritornata la passione per il retrocomputing / retrogaming (se mai se ne fosse andata..) ?
Esatto, la tua puntualizzazione finale non solo è appropriata, ma in realtà è la chiave di tutto. Possiamo dire che la mia passione per il retrogaming ed il retrocomputing abbia visto una fase di crescita e maturità in questi ultimi anni, rispetto ad un solo un collezionismo nella sua accezione più comune nella fase più embrionale. Parliamo dei primi anni novanta. Ad ogni cesura temporal-tecnologica caratterizzata dall'entrare in possesso del più recente apparecchio che ne sintetizzasse i contenuti più recenti ed evoluti dell'epoca, è quasi sempre seguito il rimessaggio della precedente macchina principale nelle proprie confezioni e posizionata in bella mostra su uno scaffale della camera di un tardo adolescente. In pochi casi ho ceduto le macchine precedentemente possedute, successivamente mi sono puntualmente pentito di queste scelte, ricomprando poi tardivamente, a volte molto, quelle stesse macchine, ma ovviamente non ritrovando più la mia stessa cura delle stesse da parte di altri. Mannaggia a me.
Possiamo affermare che il diffuso fenomeno, relativamente recente, che si è autodeterminato nei termini 'retrogaming' o 'retrocomputing' sarebbe arrivato molto a posteriori. La mia storia di macchine "abbandonate" per l'ultimo pezzo forte in fatto di informatica di massa, ha determinato un collezionismo sentimentale che negli anni ha potuto vantare un certo numero di esemplari. Il desiderio speculativo è approdato successivamente. Conoscere ed apprendere le peculiarità delle macchine concorrenti a quelle che possedevo e che, per forza di cose, non potevano essere acquistate secondo la regola di mio padre secodo il quale un computer in famiglia bastava e avanzava, solo in epoca ormai adulta ho potuto soddisfare. Al giorno d'oggi non è infrequente trovarsi in un salotto dove svettano il bella vista sia Playstation 4 che Xbox One. Qualche decina di anni fa, non era così e non era neppure pensabile. Un Atari 2600 accanto alla TV, con qualche cartuccia sparsa, ed eri già bollato come un qualcuno dedito al lusso più inutile e modaiolo. Quante idiozie da sopportare. Seriamente.
- Il computer vintage preferito? La console vintage preferita ? Il videogioco "classico" preferito ?
Questa domanda mi mette un pò in difficoltà, poichè, come affermavi qualchelinea più in alto, l'atto del preferire era determinato da precisi rapporti di forza. Tendenzialmente economici e culturali.
Per cui nella mia ottica attuale ogni macchina che colleziono, ha peculiarità non direttamente eleggibili ad uno status di "preferito" in quanto sono tutte protagoniste di quell'epoca magica nella quale si evidenziava all'orizzonte un cambio generazionale. Se dovessi, ma per motivazione squisitamente sentimentali, direi l'Atari 2600, che mio padre mi regalò forse nell'82, e che probabilmente non aveva ben presente che quell'apparecchio che andava ad acquistare prevedeva altri ammennicoli disponibili a pagamento che sarebbero stati necessari per non rendere l'acquisto meno longevo in fatto di soddifsazione. All'epoca, il prezzo medio di una cartuccia di gioco, si attestava attorno alle 70 mila Lire, se non di più. Tutto fuorchè qualcosa di troppo accessibile, specie per un ragazzino.
Per quanto riguarda il videogioco preferito, anche qui le difficoltà sorgono ingombranti. Potrei dire Pitfall II, poichè ha rappresentato l'archetipo del gioco di azione e avventura che ho follemente amato, ma che amo ancora oggi. Altresì, ritengo che H.E.R.O. [Activision] abbia portato un concept, un livello di giocabilità e una progressione nella difficoltà, difficilmente riscontrabile nella softeca dell'Atari 2600. Yar's Revenge per un'azione incalzante ed una curva di difficoltà con gli attributi, ma potrei citarne molti altri... come Nebulus sullo Spectrum, Defender of the Crown su Amiga, Marble Madness sempre su Amiga. Fabrizio, è impossibile sceglierne uno senza fare torti ad altri fantastici capolavori. Ma chi dice che dobbiamo scegliere quando possiamo non scegliere e avere... tutto* ? :)
* Usando i vari DivIDE, DivMMC, SD2IEC, Gotek Drive, 1541 Ultimate II, Krikkz Everdrive...
- Qual'è stato invece il tuo primo computer ?
Pausa. Respiro. Pausa. Ancora un respiro. Ancora una pausa. Il mio primo home computer è stato... imbarazzo generale... Il Commodore 16.
Merda, ancora parlare di questa macchina mi mette in difficoltà. Sempre dettato da fattori economici, la questione del : perchè acquistare un computer da 400 mila lire [il Commodore 64], quando per 200 mila lire puoi avere "la stessa cosa" ? Ma si sa, i giovani guardano il qui ed ora, e con l'amaro nel cuore, gioco forza, accettai. Ed all'epoca mi piacque pure, il C16. Macchina modesta, ma dal grande appeal estetico e con un grande punto a suo favore. Il suo BASIC 3.5. Decisamente oltre il vetusto BASIC V2 implementato nell'accoppiata danarosa e vincente VIC20 e C64. Quando c'era da programmare qualcosa, il C16 era veramente gratificante. Altrochè sfilze di POKE e PEEK solo per udire un suono o per visualizzare qualche pixel sullo schermo. Qui i comandi erano chiari e gestibili e conseguentemente anche il frutto della propria produzione. Infatti era particolarmente piacevole programmare la domenica mattina, al ritorno dall'edicola dove, per 1000 lire, si tornava a casa con 'lultimo numero di Paper Soft in mano, e praticamente il programma della domenica coincideva con il programma [BASIC] che riproducevi su video dal formato cartaceo che era.
Concluso questo aspetto divulgativo della materia di un certo rilievo, dall'altro lato, tristemente, i giochi per Commodore 16 erano quanto di più frustrante ci potesse essere sul mercato a quei tempi, a maggior ragione se comparati a quelli degli amichetti o compagni di scuola, chiaramente possessori sempre di macchine più performanti, Commodore 64 o Sinclair ZX Spectrum in primis. Una decisione si impose. Drammaticamente.
Se mi fosse concessa una domanda di riserva, ecco che questa potrebbe essere: "qual'è stato il tuo secondo computer ?".
- Allora, qual'è stato il tuo secondo computer ? :)
A questa domanda rispondo più volentieri, grazie per avermelo chiesto ;)
Se i miei natali informatici, post Atari 2600, non furono esattamente brillantissimi, dopo qualche tempo, riuscì a mettere da parte qualche soldo per acquistare un Sinclair ZX Spectrum 48K + [si, il PLUS] usato, e li la musica cambiò totalmente e finalmente mi ritrovai in quel filone mainstream che tanto agognavo, con tutte le sue meraviglie in fatto di continue novità in un fermento quotidiano. Le riviste specializzate parlavano del tuo computer, gli sviluppatori realizzavano giochi per il tuo computer che erano quelli che avresti sempre voluto avere. In altre parole, il centro del mondo nella propria cameretta. Il massimo per un giovane nerd ante litteram. Con lo Spectrum, mi divertii veramemente, non solo per i giochi. Era una macchina su cui vi era un massivo investimento di sviluppatori a livello mondiale che il C16 non aveva nemmeno di lontano anni luce, già relegato a giocattolo elettronico per giovanissimi senza aspettative. Lo Spectrum mi accompagnò, così, verso il pieno dell'adolescenza e verso un destino avaro di giornate di sole interiore, fino a passare il testimone a quello che sarebbe diventato il mio nuovo destriero binario per alcuni anni a seguire: l'Amiga 500.
- Ho letto anche che sei appassionato di vinile , è un'altra passione che ti è sempre rimasta , o hai riscoperto di recente ?
Anche questo aspetto, come sopra, è determinato dell'epoca in cui si è concretizzato. Negli anni 80, sostanzialmente si disponeva di pochi veicoli per ascoltare musica. Radio, TV, ma in modo più personale musicassette e dischi. Per i più fortunati e facoltosi, ma ancora poco diffuso, il compact disc. Verso la fine degli anni 80, avendo trovato un lavoro senza futuro e senza soddisfazioni, ma con due soldi in tasca, riuscii a comprarmi un amplificatore Technics usato con relativi diffusori audio, con i quali progettai di elevare le performances del mio Amiga 500 ad ambizioni sonore più gratificanti. Da questo set-up iniziale, ben presto puntai ad una configurazione più estesa di stampo classico, acquistando nuovo un giradischi Technics SL-BD22. Iniziai subito a collezionare dischi. Poniamo attenzione ai termini. Dischi. Non dischi in vinile, anche se quelli erano. Il punto è che, all'epoca, non c'era la necessità di puntualizzare di quali dischi si trattasse, poichè c'erano solo quelli. I dischi. A me piace ricordarli così. Dischi e basta.
Collezionai dischi di quasi qualsiasi genere. Al ritmo di almeno uno a settimana, così fino a credo tutto il 1993, anno in cui acquistai un lettore CD Technics che conquistò la piazza in fatto di preferenza nella riproduzione musicale, abbandonando di fatto quasi integralmente il giradisch, relegato alla riproduzione di dischi mix e maxi singles.
Con un balzo narrativo di oltre vent'anni, siamo nel 2014. In piena epoca con una certa adorazione per il vintage, in soldoni quello che avevo riposto in cantina con la stessa cura con cui avevano stoccato l'arca dell'alleanza ne "I Predatori dell'Arca Perduta", nel finale del film. La voglia di rivedere quei giradischi, i meccanismi... ma anche di più. Molto di più. Decisi che ormai sono ero già adulto abbastanza per concedermi un vero impianto HI-FI anche se entry level. Così, ecco magicamente arrivare un amplificatore Yamaha con diffusori Magnat... e lo stesso giradischi Technics SL-BD22 di un tempo. Rinnovato di cinghia, poichè la gomma difficilmente regge la tirannia del tempo quando questo conta qualche decina di anni. Ma aimè, la combinazione non dava i risultati sperati. Il suono provenire dal giradischi anch'esso era il linea con le aspettative di un ascoltatore medio di trent'anni prima. Ma qual'era realmente il problema ? La testina, vecchia, usurata e con una risposta in frequenza di un massimo di 18Khz. Dopo averne acquistata una di recente produzione, una economicissima di Audio Technica, le cose migliorarono molto, ma non abbastanza per raggiungere quel livello di eccellenza che cercavo.
Qualche tempo più tardi, dopo varie ricerche, mi imbattei in questo, vedendomelo in tutta la sua magnificenza dietro il vetro di in un negozio di altissima fedeltà. Entrai con le spalle rasenti al muro.
Quando una cosa ti fa battere il cuore, non sbagli. Almeno questo è quello che avrà pensato il venditore. Così, lasciando a costui un cospicua bisaccia piena di dobloni, diventai il felicissimo possessore di un giradischi REGA RP1 Performance Pack. Rigorosamente MADE IN ENGLAND, precisamente a South End on Sea, già location del videoclip della canzone "Everyday Is Like Sunday" di Morrissey. Potete dire quello che volete ed obiettare la mia scelta, ma a me piace. Mi basta questo.
Nel frattempo, anche il mercato della musica è cambiato ed anche le metodologie di scelta e di vendita. Ormai da diversi anni, i vecchi negozi di dischi, anche quelli più storici, hanno fortemente accusato il colpo della impalpabilità della musica digitale e del commercio della stessa. Per il nostalgico, questo rappresenta un giro di boa che sulle labbra lascia un silenzio che ha tutto il sapore della rassegnazione, ma quando la spinta propulsiva di una cultura finisce, quando chi ti ha intrattenuto ed insegnato viene tristemente richiamato alla propria biologica natura, quando ciò che sembrava trainare la storia dell'umanità non può più mantenere la promessa, quando il futuro ti tradisce amico mio, tu dagli le spalle e procedi dritto verso un'altra dimensione metafisica, dove l'avanti e l'indietro non significano più nulla e ciò che desideri è solo rimanere per sempre in un momento del tempo immaginato e granitico, come il tuo desiderio di rinascere, rivivere e morire, proprio li.
Grazie ancora per la chiaccherata !