venerdì 22 novembre 2019

La nerd-intervista: Pietro B. Zemelo

Finite le interviste raccolta al TCF, stasera abbiamo la prima di quelle raccolte al San Donà Fumetto dello scorso mese. Iniziamo dallo sceneggiatore disneyano (e non solo) Pietro B. Zemelo!



Ciao Pietro, parlami di “Una lettera al me passato”

- Allora, Una lettera al me passato è due cose. In primis è una raccolta della seconda parte delle strisce pubblicate su Instagram negli ultimi sei mesi, rivedute e corrette. E soprattutto è una storia personale su come sono cresciuto negli ultimi anni. E’ un dialogo con me stesso, com’era nel primo volume (Una lettera al me futuro nda). Un dialogo con me stesso su chi ero, chi sono diventato e chi sono oggi. Ho deciso di raccontare una storia molto personale nella speranza che qualcun altro si ritrovi in quello che racconto, senza dover raccontare una storia completamente inventata. Ha più senso se uno sa che prima ho scritto “Magnifico” o altre storie, in cui quando inventi comunque ci metti qualcosa di tuo però reinventandolo in maniera da renderlo digeribile ad un pubblico più ampio possibile. Questa volta ho deciso di fare una cosa un po’ forse di nicchia, un po’ più all’osso rispetto a quello che mi riguarda, però forse più onesta e più genuina su diverse cose. Dentro al volume ci sono undici omaggi di diversi autori, c’è The Sparker, c’è Dado, c’è Sio, e altri amici autori che mi piacciono molto, per cui per me era molto importante avere loro in queste pagine.

- Una domanda che faccio da ignorante, come mai ti raffiguri come un personaggio quasi disneyano?

Deriva dal fatto che è più o meno è quello che sono sempre stato. Cioè fin da quando ero piccolo tutti mi hanno sempre detto che sembro un cartone animato. In realtà inizialmente in queste strisce cercavo uno stile più da cartoni anni 20, poi effettivamente lo stile si è mescolato un po’ col mio stile disneyano per semplice abitudine, quindi forse rischio di perdere quello che è "anni 20" che invece vorrei mantenere. Volevo fare una cosa che fosse riconoscibile e immediatamente classica, cioè non c’è nulla di più classico dello stile classico degli anni 20!


- Al momento però su Topolino sei solo sceneggiatore..

Per il momento sceneggio solo, ho disegnato una storia per il quarto numero di “Ridi Paperoga”. Sto lavorando per iniziare a disegnare anche lì, però non è una cosa che sta a me!

- Com’è scrivere sceneggiature su Topolino? E da quanto lo fai?

Sono quasi sei anni fa. E’ il sogno di una vita che si avvera. Voglio continuare per sempre, decisamente. Tutte le volte che scrivo per Topolino mi sento onorato e mi rendo anche conto dell’onere che è lo scrivere per Topolino. E’ molto difficile. Sono sempre d’accordo con le parole di Tito Faraci, che diceva che scrivere per Topolino è la cosa più difficile che c’è, se sai fare quello in teoria sai scrivere anche qualunque altra cosa. Io non so se sono in grado di scrivere qualunque altra cosa. Topolino è difficilissimo. E in particolare di recente perché la qualità si è alzata tantissimo. Non è ancora qualcosa che si vede del tutto sulle pagine, ma si vedrà in futuro, si è già cominciato a vedere qualcosa ma la qualità si alzerà ancora di più. E’ difficile ed è bellissimo!

- Hai citato Tito Faraci, hai degli autori che ti hanno ispirato particolarmente, sia per la sceneggiatura che per il disegno?

Per la sceneggiatura, la scintilla che mi ha fatto dire “basta aspettare chissà che momento per proporsi in Disney, bisogna mettersi a lavorare!” è stato leggere Casty. Sarà stato nel 2008, era un periodo in cui mi ero allontanato forse per un annetto dal fumetto Disney per l’unica volta nella mia vita, ho preso in mano questo numero di Topolino con “La bionda minaccia” e improvvisamente c’era questo Casty. Ho pensato “Voglio fare io questa cosa , sta facendo quello che voglio fare io!” E lì mi sono messo ancora di più d’impegno, mi sono rimesso in contatto con Maurizio Amendola che è stato il mio primo maestro in Disney, con Casty stesso che mi dato alcune indicazioni, dopodiché mi sono proposto e ho iniziato la mia collaborazione con loro. Tornando alla domanda, come disegno Maurizio Amendola è stato il mio primo maestro e quindi ho uno stampo molto classico, forse pure troppo classico in questo momento, devo riuscire a trovare la giusta mescolanza tra moderno e classico. Per la sceneggiatura Tito decisamente, per anni è stato il mio editor. E’ una grande dispiacere non averlo più e non sentirlo più tutti i giorni com’era prima, perché era un piacere lavorare con lui. C’erano delle volte in cui io avevo un’idea e lui mi dava fiducia totale. E’ stato un grande piacere lavorare con lui e se c’è uno che mi ha insegnato a sistemare la mia scrittura è stato Tito perché è cattivissimo e buonissimo, ed è fenomenale. E’ Tito Faraci, cioè cosa puoi dire di Tito Faraci?

- Penso sia il miglior sceneggiatore che abbiamo in Italia!

Tito, Casty, non me ne vengono in mente tanti di bravissimi!

- Come sceneggiatore di fumetti ti viene in mente subito Tito Faraci, è come dire disegnatore e ti viene in mente subito Cavazzano!

Esattamente! In teoria il nostro lavoro come generazione successiva è detronizzarli, no? Cioè fare meglio. E’ difficilissimo, non si riesce. Non certo farli dimenticare, ma costruire su quello che hanno costruito loro. Ed e’ difficilissimo, perché hanno fatto LE STORIE e LA STORIA.


- Ora quali sono i tuoi prossimi progetti?

E’ in uscita il primo volume di 1.4.4.0. Esce per Lucca (nel frattempo è uscito nda), sarà il primo volume di (credo) otto, e vedremo dove va questa cosa. Voglio continuare a crescere online, perché ho iniziato un anno fa a capire meglio che cosa dovevo fare online, dopo un anno di buio. Voglio continuare a costruire da qui. Fra un anno, due anni mi piacerebbe fare ancora più libri, mi piacerebbe forse creare una mia casa editrice, ma non lo so. Questa è quello voglio fare ad oggi, fra due anni magari è un’altra cosa, però questo è quello che vorrei fare. E poi c’è quella mia serie animata che spingo ancora per riuscire a fare, ma i soldi che servono la realizzazione sono tantissimi. Vedremo.

- Una serie animata su cosa?

Su una specie di Pinguino che si sveglia in questa stanza con cinque portali, ogni portale porta ad un mondo diverso, non sa perché è lì, deve ritrovare suo nonno che si è perso, ci sono avventure varie in cui deve far cose. Stiamo cercando i fondi, siamo in contatto con diversi produttori importanti, i tempi sono lunghissimi. Quindi vedremo dove si va con questa cosa. Un sacco di progetti!

 

4 commenti:

  1. Allora in bocca al lupo per il progetto del cartone animato :-)

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  2. Comunque davvero, Casty è stata la pietra su cui si è fondata la rinascita di Topolino. Anche Pietro lo conferma, praticamente.
    Con Casty Topolino è uscito da una lunga crisi. Il bel Topolino di oggi (perché tale è tornato, dopo un periodo un po' a singhiozzo) c'è grazie a Casty :D.
    Ha detto bene, Pietro, poi sulla difficoltà di scrivere sceneggiature per le storie di Topolino. Il pubblico è esigente :)

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    1. Devi fare storie "per bambini" ma al tempo stesso interessanti, intriganti e divertenti..non è affato facile :) Concordo pienamente per Casty!

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