lunedì 18 dicembre 2017

Kurdistan: Dispacci dal fronte iracheno - di Claudio Calia

Qualche giorno fa, come già scritto, sono stato alla serata di presentazione del nuovo libro del mio amico Claudio Calia. L'ho divorato in pochi giorni ed è giunto il momento della mia piccola recensione!

Si intitola Kurdistan: dispacci dal fronte iracheno, e nasce dall'esperienza di Claudio nel nord dell'Iraq al seguito della ONG "Un ponte per..". Nelle due settimane Claudio ha tenuto dei workshop di fumetto nei centri giovanili gestiti da "Un ponte per.." ma poi ne ha aprofittato per un reportage fatto di diari di giornata e di interviste sul campo, il tutto ovviamente usando il linguaggio fumettistico. Ricordo che Claudio Calia è uno dei maggiori esponenti italiani del "graphic journalism", il cosiddetto giornalismo a fumetti.


In questo libro, che ha richiesto mesi di lavoro, Claudio abbandona il suo consueto stile che prevede il suo alter ego fumettistico saltare fra vignette e luoghi: qui la visuale è quasi sempre esterna, come se l'autore avesse una videocamera "fumettistica" e stesse filmando luoghi e interviste. Il tratto invece è sempre quello essenziale ma suggestivo che avevo già apprezzato nei suoi libri precedenti.
I contenuti sono forse la parte principale del libro (come ogni buona opera di graphic journalism). Si parla di Irak moderno, di cosa significhi essere curdi in questa nazione perennemente in guerra. Si parla di religioni ignorate da noi occidentali (lo yazidismo), di Daesh (il termine arabo per l'ISIS) ma anche degli scontri fra sciiti e sunniti che malgrado tutto continuano.
Un libro che descrive in maniera egregia una situazione in perenne mutamento, e fa capire cosa succede realmente in medioriente, aldilà di quello che riportano i media. Consigliatissimo.

Kurdistan: Dispacci dal fronte iracheno - di Claudio Calia
pagine 186 - euro 16.50
BeccoGiallo

2 commenti:

  1. Idea molto originale, un reportage fumettoso.
    E fa bene a riportare tante cose che non si sanno, soprattutto quelle modificate a proprio piacimento dai media. Conosco bene per conoscenze dirette la situazione egiziana di qualche anno fa e delle stronzate riportare nei telegiornali.

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    1. E' il cosiddetto Graphic Journalism, usare il linguaggio immediato e universale del fumetto per fare del giornalismo.

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